dico la mia, che magari agli occhi dei più potrebbe sembrare una considerazione poco appropriata, ma più o meno è l'idea che mi sono fatto io del come non ci sia equità nel gestire la giustizia, indipendentemente dal suo ambito di applicazione:
il punto è: le società sportive sono appunto definite "SOCIETA'" in quanto la loro struttura organizzativa e gestionale, nonchè il loro stato sociale, è in tutto analogo a quello di una qualsiasi altra società operante in qualsiasi altro settore ... da qui la definizione di soggetti, all'interno delle società sportive, che rivestono ruoli decisionali e di responsabilità in seno alla gestione delle attività delle società stesse, in maniera del tutto analoga a quanto succede in qualsiasi altra società di qualsiasi altro settore ... e allora mi chiedo: se questo parallelo regge, mi dite perchè per la giustizia sportiva se un amministratore delegato, piuttosto che un direttore sportivo, commettono azioni fraudolente a rimetterci devono essere calciatori e allenatore (nella fattispecie i "DIPENDENTI" della società)? mi sembra che per lo scandalo della Parmalat (che per carità, tocca ben altre sfere e interessi, ma concedetemi solo il termine di paragone) l'unico imputato sia l'Amm. Delegato Tanzi ed enturage, ma di certo non i dipendenti che anzi, vanno tutelati in tutti i modi ... mica hanno chiuso i caseifici o limitato il potere di produzione di latte e derivati per il fatto che chi amministrava quella società ha combinato quel che ci hanno fatto vedere? ...
per questo ritengo che andassero processati i colpevoli, in maniera seria e non farsesca come è avvenuto (troppo facile pesare le condanne in funzione del numero di telefonate intercettate, e soprattutto nel giro di 15gg.) e tutelate le società (identificate in questo caso come giocatori, allenatore, staff tecnico e di supporto, insomma i dipendenti).
bye by WF