ciao Pierpaolo, come dicevo, trovare le menti "libere" ovvero, come tu li definisci, studenti sopra le righe, è il meno. il vero limite è trovare tra i professori coloro che sappiano gestire, accompagnare, far crescere queste idee libere senza stravolgerne l'impostazione. Poi, quando il limite tecnico è ben supportato da questioni altre, di ordine extra didattico, legate alla volontà di non dare adito a nuove linee espressive, allora la faccenda si complica, eccome.
il bravo docente di composizione / progettazione architettonica dovrebbe essere in grado di gestire, forte della sua esperienza, qualsiasi processo compositivo, prescindendo dalla propria visione stilistico / compositiva dell'architettura. Una volta fatti salvi i contenuti (il programma funzionale), la forma (l'involucro architettonico che soddisfa e sottende la funzione) non fa differenza o meglio, va liberata da stereotipi e stilemi di qualsiasi natura.
la formazione accademica ad esempio, deve insegnare a relazionarsi col contesto, deve insegnare a leggerne le peculiarità, individuarne le note salienti, sottolinearne i cardini caratterizzanti, il tutto a prescindere dalla forma dell'involucro edilizio che poi si andrà a progettare: ecco perchè tanto un Eisenmann quanto un Renzo Piano o un Ungers possono concorrere alla realizzazione di uno stesso progetto.
Liberare l'architettura ... come si fa? Fammi indovino e ti dirò chi sei. Chi conoscesse mai la soluzione e, ancor più, chi fosse mai in grado, qualora esistesse, di metterla in pratica, attuerebbe una vera e propria rivoluzione culturale.
bye by WF
ps: cito tra i bei progetti incompiuti, 4° ponte su canal grande a venezia (calatrava) e nuova sede iuav di venezia (miralles)